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Il Brasile scopre di andare troppo forte e alza i tassi al 10,25%

Brasile campione del mondo 2010?Che la squadra "verde oro", con i suoi funamboli del dribbling tra le più amate ai quattro angoli del mondo, sia tra le candidate al massimo riconoscimento quadriennale è notizia scontata. Del tutto imprevisto è invece il primato che il Brasile si è conquistato nel campionato mondiale della crescita economica. Uno scatto da terzino destro, alla Maicon, per un Pil che nel primo trimestre è cresciuto a un tasso annuo tendenziale del +9%. Velocità di sviluppo che si mette in gara con quello cinese. E che a quattro mesi dalle elezioni presidenziali "onora" il secondo e ultimo mandato del presidente-sindacalistaLuiz Inacio Lula da Silva.

Nel periodo gennaio-marzo l'economia ha registrato una crescita del 2,7% rispetto al trimestre precedente, in base all'annuncio dell'istituto nazionale di statistica. Corrono gli investimenti (+18% contro il +16,3% dell'anno precedente), galoppano l'industria manifatturiera (+17,2%) e il settore retail (+15,2%). Record per le importazioni: +39,5% anno su anno. Ma procedono a passo sostenuto anche occupazione e salari, e le previsioni dicono che continueranno a farlo per tutto l'anno. I consumi vanno di conseguenza. E oggi il Brasile sia avvia a superare la Germania come quarto più grande mercato dell'auto. Vende le sue materie prime e i suoi aerei a medio raggio Embraer alla Cina, sperimenta le energie alternative.

Numerosi a questo punto risuonano i campanelli d'allarme del possibile surriscaldamento dell'economia.Per questo motivo la Banca centrale brasiliana ha deciso di aumentare il tasso di riferimento di 75 punti base al 10,25% per frenare l'inflazione e mantenerla al target annuo del 4,5%. Già a fine aprile, l'istituto aveva aumentato i tassi di altri 75 punti base a fronte di un carovita che a maggio, rispetto al 2009, é cresciuto del 5,22%. Gli analisti, per fine anno, prevedono che i tassi brasiliani saranno all'11,25%.

Quella che per anni è sembrata la Cenerentola dei Bric(Brasile, Russia, India e Cina, secondo l'acronimo varato da Goldman Sachs nel 2001) si è dunque trasformata in una princesa che dal Sudamerica gioca la sua partita sulla scena globale? Sì, e ballando con i comunisti tecnocrati di Pechino, i signori dell'hi-tech indiani e i moderni zar del Cremlino. E non da oggi, per chi non se ne fosse accorto, reso miope dai grandi contrasti e paradossi che ancor oggi agitano la realtà del gigante del Cono Sud. Una partita economica, quanto politica, da leader non solo degli altri paesi latino-americani, ma anche di paesi in sviluppo di altri continenti cui dà voce nei consessi internazionali. Oggi magari sfidando apertamente Usa ed Europa: non ultimo il voto contrario alla risoluzione per nuove sanzioni ai danni dell'Iran espresso in sede Onu.

Ricca e al contempo delicata l'eredità di Lula per i suoi successori (donna o uomo che siano). Con un obiettivo comunque ben definito: la Coppa più importante il Brasile la vincerà ai suoi mondiali di calcio, quelli che organizzerà nel 2014 negli stadi di Rio e San Paolo. Allora si presenterà al mondo come moderno sistema paese. Farà goal?

Fonte: IlSole24Ore